| ecco il seguituccio!!!
Akito suonò il campanello. Un signore gli aprì la porta. Si sentì un po’ in imbarazzo ma poi disse - Buonasera, mi scusi il disturbo, ma avrei bisogno di parlare con Marika. – il padre della ragazzo lo guardava di sottecchi, come se sapeva che pochi minuti prima lui e Marika avessero litigato. - Mi dispiace ma mia figlia sta studiando…e non ha bisogno di nessuna distrazione…tantomeno quella di un ragazzo. Quindi giovanotto può anche tornare a casa. Sono spiacente ma ha fatto un viaggio a vuoto. – il padre fu brusco con lui, ma si sa, Akito è molto testardo e così non si arrese subito. - Veramente è una cosa urgente…devo parlare assolutamente con sua figlia. Le ruberò solo pochi minuti, non si preoccupi. – - Allora non ha capito, giovanotto!!! Ho detto che è meglio che se ne vada. – il tono si era alzato e il viso dell’uomo si era arrossato per la rabbia. Si sentirono dei passi…qualcuno stava scendendo le scale. - Papà ma si può sapere chi è alla porta? – era Marika. Appena lo vide si bloccò sulle scale, riuscì solo a dire - E tu che ci fai qui? – gli chiese in modo brusco. Non aveva mai avuto quel tono con lui…e di ciò si dispiacque tantissimo. - Ti prego Marika, parliamo. Dobbiamo chiarire, non credi? – gli occhi di Akito erano quasi supplicanti. Marika si commosse un po’ e così - E va bene. Restiamo fuori però. Grazie papà ma ora me ne occupo io. – diede un bacio al padre e uscirono chiudendo la porta alle loro spalle. L’aria era fresca, stava facendo buio e venivano rischiarati già da qualche stella nel cielo, e dai flebili raggi della luna che stava facendo capolino all’orizzonte. Dopo pochi minuti di silenzio Akito prese coraggio. - Mi dispiace. So che è una frase cretina, vorrei dirti qualcosa di più profondo, ma mi è venuto in mente solo questo, adesso. – si fermò…gli occhi di lei erano quasi vuoti…lo guardava come se non vedesse l’ora che finisse quel calvario…le aveva fatto veramente male. – Io non sono sempre stato così, io ho amato una ragazza tanto tempo fa. Ma quella ragazza mi ha spezzato il cuore, e quindi ti posso perfettamente capire come ti senti. Ma io e l’amore non siamo mai andati d’accordo da allora. Sono passati ben 4 anni da quando io è e quella ragazza ci siamo lasciati. Da allora io mi sono ripromesso di non amare più, perché faceva troppo male… - quelle parole attirarono l’attenzione della ragazza…Akito si stava aprendo finalmente con lei, le stava raccontando la sua vita, la sua storia… - Poi ti ho incontrata…e qualche cosa è scattato dentro di me…non ti sto parlando di amore…ma sentivo che di te avrei anche potuto innamorarmi…sei bella, intelligente, dolce, tenera…io ci credevo in noi… con te mi sento in pace con il mondo… Ma questa pace da qualche giorno è finita…è entrato nel mio cuore un turbine…e tutte le mie certezze hanno iniziato a vacillare. Questo perché… ho saputo che è tornata a casa la mia ex ragazza… quella che mi ha spezzato il cuore. Non l’ho rivista…quindi non pensare che ti abbia tradita, perché non è nella mia natura. Però appena l’ho saputo, ho cercato di far finta di niente… ma non ce l’ho fatta…la mia mente è stata nuovamente affollata dal pensiero di lei… Per me lei è stata veramente importante. mi ha salvato capisci? Devi sapere che io alle elementari non ero, quello che si può definire, un angioletto…tutt’altro. Pensa che tutti mi chiamavano “figlio del diavolo”. Poi dopo averla incontrata tutto nella mia vita è cambiato…lei ha visto in me qualcosa che non pensavo nemmeno di avere: un cuore. E i sentimenti che io provo per lei vanno oltre il tempo, lo spazio…io l’amerò sempre…e credo che non smetterò mai di farlo anche se, come ti dicevo, mi ha spezzato veramente il cuore. Credo di aver sempre vissuto nel ricordo, che sgomitando si fa sempre più spazio in me, di un amore che purtroppo non sei te. – Akito si fermò…quei ricordi facevano male, soprattutto perché il pensiero di lei si faceva più acuto…la sua immagine era lì nitida davanti a lui, sorridente come sempre, con gli occhi dolci e che gli ispiravano tanta fiducia. Ricordare poi quell’ultimo giorno in cui la vide faceva ancora più male…sembrava che il cuore si stesse per fermare… Marika lo guardava con gli occhi pieni di pianto…una lacrima aspettava al lato dell’occhio di scendere e rigarle il viso…ma non voleva piangere, non davanti a lui…non voleva dargli altro dolore. - Perché non mi hai mai detto niente? È proprio vero le persone non si finiscono mai di conoscere… - Il tono sembrava duro, ma in realtà era quasi lagnoso…lei gli aveva raccontato tutto di lei, della sua vita, dei suoi genitori…e lui invece non le aveva mai detto nulla, non si era mai confidato…si girò dall’altra parte. Quella lacrima stava scendendo inesorabile…lui se ne accorse, le prese il viso tra le mani e con dolcezza le asciugò quella lacrima. - No ti prego, non piangere per colpa mia. Non pensare che io non volessi confidarmi con te perché non ti ritengo degna…è solo che è stata una fase della mia vita di cui non vado molto fiero…sono stato un cretino a non dirti nulla ma non soffrire per me – - Beh non credi che sia un po’ tardi per farmi queste raccomandazioni? Mi sono innamorata di te e quindi è normale che io soffra per te…non mi vuoi…sei innamorato di un’altra…e lei deve essere veramente speciale se tu le hai permesso di entrare nel tuo cuore… - Marika si staccò dalla presa e si mise seduta sui gradini davanti casa sua. Akito abbassò lo sguardo. - Si è veramente speciale…lei è semplicemente lei. Non ci sono parole per descriverla. – un lieve rossore colorò le guance di Akito, ma lei non se ne accorse…non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi per fargli quella domanda. - Lei…lei chi è? – il cuore le batteva forte. - Sana Kurata. – Marika non credeva alle sue orecchie…il suo idolo è stata, e lo è ancora, il grande amore del ragazzo che lei ama più di se stessa. Restò pietrificata per qualche minuto…lui non disse più nulla, si vedeva che si sentiva in colpa…poi, tremando, si alzò in piedi e senza dire una parola, rientrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle. Akito guardò un po’ quella porta chiusa…poi decise che doveva tornare a casa.
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